Non tutti i mali vengono per nuocere (a Cesare quel che è di
Cesare)
Come prevedibile e fisiologico, per i più diversi motivi non
pochi compagni di corso hanno lasciato l’ uniforme
anzitempo. La maggior parte di essi lo ha fatto fin nei
primi giorni di Accademia o entro il tirocinio, altri hanno
cambiato idea durante il biennio, altri ancora a Torino,
fino a coloro che hanno preso una nuova strada solo dopo
qualche anno di servizio ai reparti.
In qualche caso, un forte legame personale conservato fin da
Modena oppure la vicinanza geografica o ancora l’ incontro
fortuito che ha riavviato la frequentazione dopo un lungo
distacco, hanno permesso ad alcuni di mantenersi in contatto
con i colleghi rimasti in servizio ma la maggior parte,
presa nelle orbite centrifughe rispetto al cammino di chi
proseguiva nella professione, ha fatto perdere le proprie
tracce.
Abbondantemente in anticipo sulla data del quarantennale,
chi si occupava della sua organizzazione ha iniziato la
ricerca certosina dei ’’dispersi’’, sorretto non dall’
ottimismo ma dalla certezza che la chiamata del Corso non
sarebbe stata respinta. Così infatti è stato ed il successo
dell’ operazione va riconosciuto allo specifico e preciso
membro della pseudo-Commak-40ennale che se ne è fatto carico
con pazienza ed acume ma, ancora di più, a tutti coloro che
hanno accolto (forse con sorpresa ma certamente con
emozione) il Segnale dell’ Appartenenza.
Anche se qualcuno non è stato rintracciato (ad esempio, un
collega geograficamente lontanissimo) il fatto di
averlo cercato letteralmente per mare e per terra conferma
la compattezza che il corso ha desiderato mostrare anche in
questa straordinaria occasione perché ne è intimamente
pervaso. Il rammarico di aver mancato qualche bersaglio è
rimasto, sia perché ha privato gli introvabili dell’
opportunità di rivedere gli amici di un tempo sia,
soprattutto, perché ha a tolto a questi ultimi il piacere di
riabbracciare qualcuno in più. |